
Cambi arrivati in ritardo, Eriksen che entra a 10’ dalla fine, Lukaku davanti alla linea di porta dopo il colpo di testa di Sanchez e poi il classicone dei classiconi che recita sempre il medesimo copione: Conte non è un allenatore da Champions.
Chiacchiere da bar, solo ed esclusivamente chiacchiere da bar.
Mai, e dico mai, un minimo di analisi un po’ più approfondita che ci permetta di capire realmente quali possano essere state le cause di questa disfatta, perché di disfatta stiamo parlando.
Nessuna sfera di cristallo, nessuna verità assoluta, solo un minimo di buon senso.
l’Inter è priva di giocatori in grado di saltare l’uomo nell’1vs1, caratteristica che ieri sarebbe servita come il pane, così come di calciatori in grado di inventarsi una giocata di livello con la squadra avversaria rintanata nei suoi ultimi 30 metri per quasi 90’.
Il calcio di oggi lo richiede, la Champions League di oggi lo richiede.
Non penso neanche che quel giocatore dovesse essere Eriksen, troppo facile aggrapparsi ad un cambio arrivato in ritardo.
Se si vuole vincere contro squadre simili bisogna anche passare attraverso soluzioni individuali di un certo livello, gli ‘arrembaggi’ non hanno mai portato da nessuna parte.
Non si parla di integralismo tattico, condannabile o meno, fate voi, ma di carenza di giocatori con determinate caratteristiche in rosa.
E poi, c’è poco da fare: nei momenti di difficoltà chi emerge è il campione, e a conti fatti questa Inter ha tanti grandi calciatori ma probabilmente nessun fuoriclasse.
Arrivano momenti difficili in una partita dove i giocatori di personalità, carisma ed eccellenza tecnica si caricano la squadra sulle spalle e si vanno a prendere i tre punti, e pensare che a Madrid c’è ancora chi critica Benzema.
Ma d’altronde qua in Italia è più bello puntare il dito contro qualcuno o più semplicemente parlare di scelte tattiche sbagliate condite da esclusioni eccellenti, quando la realtà è ben diversa.
Tutti allenatori, ma soprattutto, paladini della giustizia.