
Una corsa matta, sanguigna, liberatoria.
Poi quell’abbraccio cercato e voluto quasi come se fosse già stato tutto scritto.
Il destino di ognuno di noi si lega indissolubilmente ad eventi, persone e momenti i quali definiscono la nostra personalità ed il nostro divenire.
Quei maledetti, o benedetti per alcuni, minuti di recupero che fanno tremare le gambe ai tifosi di tutto il mondo hanno un nuovo padrone.
Il record di Cesarini è stato frantumato in un Lazio-Juventus di una qualsiasi domenica pomeriggio.
Felipe Caicedo ha riscritto la storia del nostro calcio segnando, nuovamente, allo scadere e regalando un punto preziosissimo ai biancocelesti.
Perché questi non sono gol frutto del caso, sono voluti, bisogna avere grandissima forza per andare a prenderseli, specie se così decisivi, specie se non sono i primi.
Mai una parola fuori posto, solo tanta voglia di spaccare le partite anche quando il mister decide di mandarti in campo a 5’ dalla fine.
Un professionista esemplare che riconosce la grandezza dei compagni che vengono scelti dall’inizio facendosi da parte ed attendendo il momento propizio.
Con l’arrivo di Muriqi sembrava che Caicedo fosse sempre più relegato in panchina, sembrava che, a 32 anni, non ci fosse più spazio per lui.
Inzaghi però, lo conosce bene, forse fin troppo per pensare che il suo numero 20 non potesse più essere protagonista di questa Lazio.
In una stagione dove il Covid ne fa da padrone il buon Felipe sta trovando grandissime occasioni per mettersi in mostra e fare ciò che gli riesce meglio: segnare gol pesanti, pesantissimi.
Perché quando si alza la tabella del quarto uomo, non ce n’è più per nessuno.
Che manchi qualche minuti o una manciata di secondi poco importa, sai che prima o poi arriva.
Basta dargli il pallone, e poi ci pensa lui.
Si pensava quasi di rinominare la vecchia Zona Cesarini in onore di Felipe Caicedo, suo nuovo portabandiera, ma sarebbe un errore clamoroso.
Il panterone con il 20 sulla schiena non ha certo bisogno di simili passerelle, ha le spalle abbastanza larghe per poter continuare a giocare e a segnare come ha sempre fatto senza che gli venga riconosciuto un bel niente.
Tanto lo sappiamo tutti, arriverà un altro gol allo scadere che probabilmente consoliderà ancora di più la sua posizione, ma a lui questo poco importa.
Perché è quando sai attendere che finalmente sei pronto per abbracciare il meglio che la vita ti possa mai concedere.
Felipe Caicedo e la Lazio: una storia d’amore lunga 95’.