Purtroppo sì, partite del genere richiedono abitudine e lucidità.
Siamo in Champions ed ogni errore diventa fatale, soprattutto se si gioca contro la squadra che ha vinto tutto quello che c’era da vincere nell’ultimo anno.
Un Bayern tanto forte quanto cinico, errori individuali, atteggiamento difensivo rivedibile e qualità dei singoli che difficilmente regge il confronto con i livelli più alti del calcio europeo.
Insomma, tanti temi da sviluppare ed analizzare.
CORAZZATA BAYERN
Penso che questo sia il primo aspetto da prendere in considerazione: il Bayern di ieri ha dimostrato nuovamente, nel caso in cui ce n’è fosse ancora bisogno, il perché sia ancora la squadra da battere.
10 tiri, di cui 8 in porta: 4 gol, una percentuale realizzativa clamorosa.
Basta concedere 30 metri di campo e non se ne esce vivi.
Non mi ha impressionato Sule esterno basso, tanto quanto Davies, il quale ha sofferto contro un ottimo Lazzari, ma dal centrocampo in su questa è una squadra impressionante.
Muller, Tolisso e Gnabry sono solo alcuni degli assenti che ieri non hanno preso parte alla trasferta romana, ma sono stati comunque sostituiti alla grande da chi ne ha fatto le veci.
Musiala in gol a 17 anni, alla prima in Champions: questo la dice lunga sulla profondità e sulla qualità della rosa del Bayern.
Sanè e Coman hanno fatto quello che volevano, complice una Lazio votata al rischio con una linea così alta da difendere a 40 metri dalla prima porta non riuscendo a trovare alcun tipo equilibrio ogni volta che i tedeschi partivano in contropiede.
È impensabile provare a difendere con questo atteggiamento contro una squadra come il Bayern.
ATTEGGIAMENTO DIFENSIVO
Il nostro Carlo Ancelotti, parlando di Andrea Pirlo, un giorno disse che il suo ‘discepolo’ non necessitasse di alcun consiglio, se non quello che, se un giorno fosse mai sprofondato, avrebbe dovuto farlo portando avanti le proprie idee, sempre e comunque.
Stimo profondamente Inzaghi per il calcio che cerca di proporre e per la volontà di non snaturarsi nonostante alcune circostanze lo richiedano.
Questa volta però penso che fosse necessario provare ad impostare diversamente almeno il primo tempo.
L’errore di Musacchio ha sicuramente complicato i piani, ma anche sullo 0-1, come detto in precedenza, sarebbe servito un atteggiamento difensivo diverso, più conservatore, che mirasse a ridurre al minimo gli errori esponendosi meno di come Lazio è consueta fare.
Quando gli avversari si chiamano Lewandowski, Sanè e Coman, appare un suicidio provare a difendere così alti sin dall’inizio.
Le qualità dei singoli sarebbero emerse in ogni caso così come gli spazi per colpire sarebbe stati trovati ugualmente, ma un ottavo di finale di questo prestigio non capita di giocarlo ogni anno.
Peccato, perché la Lazio ha fatto intravedere ottime cose.
Inzaghi ha preparato benissimo la fase offensiva chiedendo a Lazzari di spingere come un matto sulla destra sicuro del fatto che Davies si sarebbe fatto trovare spesso fuori posizione a causa della sua grande propensione alla fase offensiva, così come inserendo Lulic sulla sinistra a gara in corso contro un Sule tutt’altro che eccellente.
Purtroppo però gli errori si pagano, e quando giochi in Champions nulla ti viene perdonato.
ERRORI INDIVIDUALI
Ebbene sì, in Europa è tutto in salita, ed anche il minimo errore individuale lo si paga a caro prezzo.
Prima Musacchio, poi Patric, e la frittata è fatta.
Hoedt non sarà tra i migliori difensori del nostro campionato ma certamente avrebbe garantito tutt’altra prestazione rispetto all’ex Milan.
Sono convinto che Inzaghi abbia deciso di collocare Acerbi al centro in modo tale da tamponare eventuali errori dei compagni di reparto rimanendo in allerta costante su Lewandowski, ma con un Bayern del genere, sempre pronto a non dare punti di riferimento, schierare un giocatore con alle spalle 5 partite nell’ultimo anno ha complicato l’andamento della gara.
LA ROSA
C’è poco da dire, il problema è sempre lo stesso da diversi anni: se escludiamo i 7 titolarissimi, gli altri sono giocatori normali che rendono bene all’intero del sistema Lazio, nulla più.
Pensare di dover partecipare alla Champions, dopo anni e anni vissuti a guardarla da lontano, con una rosa così corta per poter anche solo pensare di passare un ottavo, fà rabbia.
Rabbia perché sarebbe bastati due innesti di qualità durante la sessione estiva: un allenatore come Inzaghi, così bravo a lavorare con gli uomini che ha avuto a disposizione in questi anni, avrebbe meritato qualcosa in più.
Il sorteggio è stato enormemente sfavorevole ma non ci si può aggrappare a scusanti simili.
Le lacune sono evidenti e oramai il passaggio del turno è compromesso, poche storie.
Era l’anno buono per provare a fare il definitivo salto di qualità: i migliori non sono stati ceduti, complice la loro voglia di partecipare alla Champions, così come Inzaghi ha deciso di sposare una causa che sente sempre più sua, ma sinceramente non so quanto possa ancora durare questa ‘storia d’amore’.
ONORE ALLA LAZIO
Nonostante tutto bisogna comunque fare i complimenti alla Lazio per volontà ed abnegazione.
Sul 4-0 hanno continuato a giocare, proponendo sempre e comunque il loro calcio, a dimostrazione di come l’ingranaggio continui a funzionare, riuscendo a trovare il gol della bandiera.
Tanti, troppi errori, di natura tecnica e probabilmente tattica, ma sarò sempre dalla parte di chi, come Inzaghi, porta avanti le proprie idee nonostante le immense difficoltà.
La squadra avrebbe meritato ben altra sorte e sono sicuro che tutti quanti ne siano usciti arricchiti.
Tutti quanti, tranne uno.