Affascinante e combattuta, come sempre.
Roma-Inter regala grandi emozioni ed anche questa volta non è stata da meno.
Al vantaggio di Pellegrini risponde prima Skriniar e poi Hakimi con un super gol.
L’inerzia della gara fa presagire che la squadra di Conte potesse realmente uscire dall’Olimpico con i 3 punti, ma all’86’ ci pensa Mancini a riportare i giallorossi sul pareggio.
Sarà 2-2 il risultato finale che lascia diversi spunti interessanti da analizzare.
ROMA: LA STRADA E’ TRACCIATA
Partiamo dalla squadra di Fonseca.
I giallorossi giocano una buonissima gara contro un ottimo avversario dimostrando, nuovamente, i grandissimi progressi compiuti negli ultimi mesi.
Il recupero di Pau Lopez, ieri superlativo, lascia ben sperare Fonseca in ottica futura: se si ambisce ad un posto in Champions non ci si può affidare alla mediocrità.
Nonostante Lukaku e Lautaro, la difesa romanista regge bene quasi tutti gli assalti neroazzurri.
Il gol di Skriniar può essere imputabile ad una presa di posizione non eccellente da parte di Smalling e Mancini che si dimenticano del gigante slovacco, ma d’altronde quando si difende a zona questi errori sono dietro l’angolo.
Sul gol di Hakimi invece c’è ben poco da fare: l’esterno marocchino tira fuori un’altra perla delle sue siglando il 6° gol stagionale.
Delude Spinazzola al rientro dopo l’infortunio: la forma non è delle migliori e la sostituzione con Bruno Peres ne è la prova.
Bene invece Karsdorp che come al solito ha garantito profondità ed ampiezza a tutta la manovra giallorossa.
Ci si aspettava qualcosa in più anche da Veretout, faro del centrocampo romanista, il quale però ha sofferto, e non poco, la pressione di Barella e Vidal.
E poi c’è lui: Gonzalo Villar.
Ma che giocatore è?
L’infortunio di Pedro e il conseguente avanzamento di Pellegrini sulla linea dei trequartisti ha dato al giovane spagnolo la possibilità di mettersi finalmente in mostra.
Garantisce grandissimo equilibrio e dinamicità in una zona di campo dove tali caratteristiche sono fondamentali per il gioco di Fonseca.
Ieri è arrivato anche il primo assist in stagione e questo ragazzo non può far altro che crescere.
Pellegrini e Mkhitaryan, come al solito, hanno giocato una buonissima partita.
Probabilmente uno come Pedro offre maggiore profondità rispetto al 7 giallorosso, ma con Pellegrini in quella posizione di campo la Roma guadagna in equilibrio e certamente non perde in qualità.
Poco appariscente ma sempre funzionale il nostro Edin Dzeko: contro i giganti neroazzurri un giocatore come il bosniaco offre grandissime garanzie in termini di protezione palla con spalle alla porta e conseguenti spazi liberati per i compagni di reparto.
Questa sarà una costante che vedremo per l’intero corso della stagione: con 3 giocatori come Pellegrini, Mkhitaryan e Pedro, i quali amano attaccare la profondità, Dzeko risulterà fondamentale in fase di ripartenza.
E se poi dovesse arrivare anche qualche gol in più…
Detto ciò, questa Roma è bella e parecchio cinica.
A differenza delle passate stagioni, la squadra di Fonseca è riuscita a raggiungere una maturità tale che le permetterà di arrivare a maggio ancora in corsa per obiettivi di primo livello.
Il lavoro di Fonseca, allenatore che personalmente stimo molto, si sta finalmente consolidando e non posso far altro che augurare alla Roma di disputare un campionato straordinario.
INTER: UN PUNTO CHE VALE
Più che parlare dei singoli, vorrei sollevare una questione, anzi, due questioni relative alla gara di ieri.
Chi ha detto che l’inter debba vincere ogni partita che gioca, ma soprattutto, perché andare costantemente alla ricerca di quel maledetto pelo nell’uovo anche quando i neroazzurri portano a casa un punto d’oro contro un’ottima squadra?
Per pelo nell’uovo intendo tutti quelli che sono arrivati a criticare le sostituzioni di Antonio Conte durante la gara di ieri.
Esce Spinazzola ed entra Bruno Peres, con Conte che sostituisce Lautaro con Perisic per avere maggiore gamba negli ultimi 20’.
A quel punto entra Cristante, giocatore di grande sostanza in mezzo al campo con il conseguente ingresso di Gagliardini al posto di uno stanco Vidal.
In concomitanza Kolarov prende il posto di Hakimi: slot di sostituzioni finiti ed Inter che si appresta a giocare gli ultimi minuti con uomini più fisici e strutturati che tecnici, scelta assolutamente condivisibile visto l’ingresso di Bruno Peres a sinistra e di Cristante in mezzo al campo.
Ha ripagato la scelta di Conte? Purtroppo no, l’obiettivo era proprio quello di evitare possibili gol arrivati da cross avversari affidandosi a giocatori che offrissero più centimetri in fase difensiva.
E quindi? Qual è il problema?
A mio modesto parere la scelta di mandare in campo Gagliardini e non Sensi è stata più che logica visto il momento della gara che e gli uomini ‘freschi’ scelti da Fonseca.
Un giocatore come Cristante aggiunge fisicità al centrocampo giallorosso e sicuramente uno come Gagliardini risulta più funzionale considerando il fatto che la Roma avrebbe attaccato fino al 90’.
Inoltre, uno come Kolarov, uomo di grandissima esperienza, avrebbe garantito maggior ordine e copertura rispetto ad un Hakimi che aveva corso per 80’.
Si parla di letture ed interpretazione della gara, nulla di più.
Se vai a Roma e vinci 2-1 a 10’ dalla fine ti copri, c’è poco da fare, e chi dice il contrario mente.
Vorrei ricordare la Juventus di Allegri che, conducendo per 1-0 moltissimi big match, schierava persino una difesa a 5 cercando di concedere pochissimi spazi agli avversari.
Perciò, vedo grandi meriti di Mancini piuttosto che demeriti della difesa neroazzurra.
Piuttosto c’è da chiedersi com’è possibile che l’Inter continui ad andare in svantaggio per poi recuperare a gara in corso.
Arriveranno partite in cui sarà più complicato rimontare o più semplicemente Hakimi non tirerà fuori il coniglio dal cilindro come accaduto ieri all’Olimpico.
Ma d’altronde questa è l’Inter targata 2020/2021: una fase difensiva non eccellente ma una grandissima mole di gioco prodotta nonostante un gioco non così spettacolare come ci si aspetterebbe.
Dettagli che col tempo verranno limati da un maniaco del lavoro come Antonio Conte avendo dalla sua maggior tempo a disposizione causa uscita dalla Champions.
Che piaccia o meno, questa è l’Inter, e come da sempre accade, ad aver ragione sarà chi vincerà a maggio.