Deve essere tremendamente difficile avere uno come Antonio Conte in squadra, che sia il tuo allenatore o un tuo dipendente poco cambia, ha una personalità così forte da poter cambiare l’umore generale da un momento all’altro.
Dopo la rovinosa sconfitta in Champions con il Real Madrid che potrebbe, dico, potrebbe aver stravolto i piani stagionali, serviva uno scossone, uno di quelli importanti, uno di quelli che ribalta lo spogliatoio da cima a fondo… e così è stato.
È arrivata una vittoria importantissima per 3-0 fuori casa contro il Sassuolo, seguita dalla vittoria rocambolesca con il Borussia Monchengladbach che ha tenuto in vita l’Inter, ed infine un’altra vittoria mai in discussione contro il Bologna di Mihajlovic.
Antonio Conte sembra aver ritrovato così alcuni uomini chiave che erano mancati negli ultimi due mesi.
Skriniar è tornato ad essere il muro ammirato lungo il corso della passata stagione: non ce ne voglia D’Ambrosio, ma quando lo slovacco gioca sui suoi livelli è veramente difficile pensare anche solo ad un possibile ballottaggio.
Dopo un inizio di stagione che ha visto Kolarov prendere il posto di Bastoni a più riprese, ora, complice l’assenza del serbo causa covid, il centrale della Nazionale sta definitivamente sbocciando e appare impossibile fare a meno di lui.
Il rientro di Brozovic ha ridato grandissimo equilibrio a tutta l’Inter: che giochi Vidal, Gagliardini o Barella poco importa, con il croato in campo pronto a dettare le geometrie necessarie affinchè ci sia uno sviluppo di gioco armonioso, i compagni di reparto possono dedicarsi alle due fasi con maggior serenità.
La crescita esponenziale di Darmian sembrava aver messo da parte, momentaneamente, il furore atletico di Hakimi per un maggior equilibrio in fase difensiva.
E che fa quest’ultimo alla prima occasione buona per riscattarsi?
Stampa una bella doppietta in faccia al Bologna ricordando a tutti quanti che di giocatori come lui ce ne sono pochi in circolazione.
Il ballottaggio Perisic-Young sulla fascia sinistra sembra non preoccupare: stiamo parlando di due professionisti che conoscono molto bene gli equilibri presenti all’interno di uno spogliatoio e di conseguenza sanno che, avendo compagni di egual livello, non potranno giocare tutte le partite, mettendosi sempre e comunque a disposizione della squadra e del mister.
Se fino al termine della passata stagione Lukaku e Lautaro sembravano inamovibili, complici i soliti infortuni di Sanchez, ora le gerarchie sembrano esser mutate, con il cileno che finalmente ha ritrovato un’ottima forma fisica ed è determinato a mettere Conte in difficoltà ogni qual volta ci sia da scegliere il compagno di Big Rom.
La carta Sanchez, che sia a gara in corso o dal 1’, ha una valenza straordinaria: dà all’Inter una possibile scelta alternativa al solito tandem Lukaku-Lautaro, ma soprattutto serve a stimolare, positivamente, l’argentino, il quale sembrava essersi smarrito dopo qualche prestazione incolore.
Arriviamo adesso al delicatissimo caso Eriksen.
Ne avevamo parlato ad inizio anno e rimaniamo della medesima opinione: le qualità di Eriksen non possono esser messe in discussione, ma un giocatore simile non si sposa e non si sposerà mai con ciò che richiede l’allenatore in termini di furore agonistico e principi di gioco.
Ormai la cessione sembra la soluzione migliore al fine di accontentare entrambe le parti.
E poi, se proprio posso essere sincero, al diavolo questo perbenismo imbarazzante a difesa di Eriksen, con i soliti buoni samaritani pronti ad erigere il danese come un giocatore vittima del ‘sistema Antonio Conte’ capace di farlo entrare più volte a 2’ dalla fine, umiliandolo, come si dice in giro.
Dispiace, perché dispiace vedere un giocatore così talentuoso non essere stato in grado di aver inciso positivamente in questa sua parentesi neroazzurra, ma penso che sia arrivato il momento di finirla.
Conte è l’allenatore? Sì, e allora è lui che fa le scelte, punto e basta.
Al posto di demonizzarlo ci sarebbe realmente da chiedersi chi abbia deciso di acquistare uno come Eriksen che mai si sposerà con le caratteristiche di questa Inter, e l’unica cosa che mi viene da pensare è che non sia stato il tecnico.
A gennaio lo venderanno per la felicità di quei ridicoli personaggi sempre pronti a cavalcare l’onda del gossip, fingendo di schierarsi dalla parte del più debole, che poi di debole, non c’è proprio nessuno.
Si parla di un giocatore umiliato?
Umiliato è quel ragazzo della scuola calcio di una squadra di provincia che nonostante si alleni tutte le settimane non viene convocato dal mister.
Umiliato è lo stesso ragazzo che entra a 2’ dalla fine, quattro, cinque volte l’anno, così, giusto per dargli il contentino.
Il danese guadagna quasi 9 milioni all’anno, è un professionista, ed essendo tale deve accettare qualsiasi scelta venga fatta dall’allenatore, senza fiatare, senza che ci siano i paladini della giustizia pronti a battersi per lui.
Svegliamoci!
Archiviata questa parentesi di sfogo, concludiamo dicendo che l’Inter deve compiere il passo decisivo riuscendo a qualificarsi agli ottavi di Champions, impresa non da poco, considerando che non tutto dipenderà solo ed esclusivamente da una possibile vittoria contro lo Shakhtar.
Sono stati commessi tanti errori nell’ultimo mese, e se il destino ha deciso di rinviare di una settimana le sorti della compagine neroazzurra un motivo, in fondo, ci sarà.
Bisognerà essere sul pezzo, come è solito dire Conte, cercando di vincere una partita tutt’altro che scontata.
Poi al resto ci penserà il Real, Borussia Monchengladbach permettendo… biscottone permettendo.