
Sono passati quasi 50 anni, ma l’Olanda di Rinus Michels e Johan Cruyff non potrebbe essere più attuale.
Gli Orange del 1974 hanno segnato un’epoca rappresentando, forse, il più grande cambiamento che storia del calcio abbia mai vissuto.
Innovazione, visione futuristica, scelte controverse e quel sano pizzico di follia: il mondo del pallone si apprestava ad essere ribaltato da cima a fondo.
Non è un caso se allenatori come Bielsa, Guardiola e Klopp, giusto per citarne alcuni, hanno fondato la costruzione delle proprie squadre sui princìpi di gioco di quell’Olanda.
Un calcio libero da ogni possibile regola, dove i protagonisti risultavano essere solo ed esclusivamente i giocatori, grazie al loro talento ed alla loro capacità di interpretare il gioco.
NESSUN MODULO, NESSUN RUOLO
Una delle primissime novità proposte da Michels è stata rappresentata dall’abbandono dei moduli e dei ruoli fissi per lasciare spazio all’interpretazione dei singoli all’interno di un sistema corale.
Di cosa si tratta esattamente?
Secondo l’allenatore olandese, il talento dei propri giocatori non sarebbe mai potuto emergere se essi fossero stati confinati all’interno di un sistema di gioco rigido.
Nacquero così i primi princìpi di interscambiabilità dei ruoli, dove ogni giocatore non avrebbe più ricoperto una zona di campo prestabilita, ma bensì avrebbe interpretato ogni possibile spazio in base allo sviluppo dell’azione.
Johan Cruyff ne è l’esempio più lampante: il 14 degli Orange, lungo il corso della sua carriera, specialmente con la Nazionale, ha ricoperto qualsiasi possibile zona di campo durante le partite disputate.
Diventa impossibile relegare un giocatore simile all’interno di un determinato ruolo: che fosse regista o trequartista, ala destra o ala sinistra, poco importava.
Ciò che era stupefacente era la sua capacità di interpretare al meglio ogni fase di gioco, ogni transizione, che fosse positiva o negativa.
Da qui nacquero gli studi condotti dai più grandi allenatori del nostro tempo, dove lo spazio viene inteso come solo ed unico protagonista di un calcio sempre più veloce, proprio come ci insegna un certo Guardiola.
Ma questa è un’altra storia.
DIFESA ALTA E PRESSING
Un’altra innovazione degna di nota è stata rappresentata dall’utilizzo di una difesa alta grazie ad un pressing organizzato che oggi potremmo definire il classico Geggenpressing tedesco.
Michels reputava fondamentale il recupero immediato del pallone, in quanto è solo grazie al possesso dello stesso che lo sviluppo di una successiva azione offensiva si sarebbe potuta concretizzare.
L’obiettivo degli Orange sarebbe stato quindi la chiusura immediata di tutti i possibili spazi di giocata ed i relativi appoggi, in modo tale da indurre l’avversario all’errore nel più breve tempo possibile.
Chiaramente, una simile azione di pressing avrebbe avuto bisogno di un apporto atletico di assoluto livello da parte dei componenti della squadra.
Nulla poteva esser lasciato al caso, tantomeno la condizione fisica degli 11 in campo.
TRAPPOLA DEL FUORIGIOCO
Ad oggi rappresenta una delle più comuni tattiche difensive per chiunque giochi a zona, quando in quegli anni ha rappresentato una delle novità più stupefacenti.
Partendo nuovamente dal concetto di difesa alta, gli Orange applicavano questa particolare tattica ogni qualvolta la sfera risultava essere coperta, quindi difficile o quasi impossibile da verticalizzare.
L’avversario, costretto a giocare palla dietro, induceva l’Olanda a salire repentinamente lasciando in fuorigioco gli attaccanti avversari.
Chiaramente, la ‘salita’ veniva impostata nella sua forma più grezza senza rispettare fino in fondo la distanza tra i vari reparti.
Con il passare degli anni si sarebbe poi passati ad una tattica del fuorigioco impeccabile per distanze e tempi.

IL N°1
Anche la figura del N°1 subì uno dei cambiamenti più epocali di sempre: Jan Jongbloed, l’allora portiere olandese, fungeva da difensore aggiunto in fase di impostazione.
Non si limitava ad eseguire interventi puramente difensivi, ma spesso e volentieri aiutava i compagni durante la costruzione della manovra spingendosi ben oltre la propria zona di competenza rappresentata dall’area di rigore.
Utilizzava entrambi i piedi senza grandi difficoltà a dimostrazione di come ogni componente degli Orange del 74’ era fondamentale affinchè fossero sviluppati correttamente tutti i princìpi di gioco di Michels.
OGGI, COME IERI
Oggi come ieri, è proprio così.
L’Olanda del 74’ ha rappresentato il più importante spartiacque tra il calcio post guerra e quello moderno: i più grandi allenatori del nostro tempo stanno ancora attingendo dalla fonte Orange.
Chiaramente, ogni piccolo aspetto tattico è stato visto, rivisto e modificato, ma le basi sono quelle, e pensare che tutto ciò nacque quasi 50 anni fa è impressionante.
Bisogna conoscere la storia ed imparare da essa, affinchè si possa progredire verso realtà sempre nuove e stimolanti.
L’Olanda ce lo insegna, i loro settori giovanili ce lo insegnano.
Avremo finalmente capito?