
Qualità tecnica, rotazioni e principi.
Questo è il Sassuolo di Roberto De Zerbi.
Ne stanno ormai parlando tutti da parecchio tempo e si rischierebbe di cadere nel banale, ma se realmente siamo innamorati di questo fantastico sport non possiamo non essere nuovamente ammaliati da questa creatura tanto perfetta quanto potenzialmente in crescita.
L’assenza di Caputo, indisponibile per 5 partite totali dall’inizio della stagione, da aggiungere a due presenze avvenute a gara in corso, ha pesato sì per la caratura degli avversari affrontati ma non per il gioco espresso dal Sassuolo.
Ci vengono così in soccorso numeri e statistiche utili a confermare la teoria secondo la quale la banda di De Zerbi ha tutte le carte in regola per giocarsi un posto tra le grandi che il prossimo anno salperanno in direzione Europa.
I NUMERI
Partiamo da un dato, a detta nostra, clamoroso: il Sassuolo ha fatto registrare, dalla 1a alla 14a giornata, una media del 62,6% di possesso palla in casa e del 57,2% in trasferta, arrivando così ad un totale del 59,9% a partita.
Ebbene si, i nero verdi occupano il primo posto in Serie A di questa speciale classifica.
Probabilmente tutto ciò interesserebbe poco ad un pragmatico come Mourinho.
E come dargli torto: se tutti noi avessimo l’opportunità di scegliere se ottenere più possesso palla rispetto al nostro avversario o segnare un gol in più chiaramente opteremmo per la seconda.
Giusto, giustissimo.
Se però, vogliamo prendere ed analizzare da cima a fondo una determinata squadra, un dato simile ci mette di fronte al fatto che il Sassuolo, per più della metà di ogni gara, ha in mano il pallino del gioco, elemento fondamentale se si considera che, da situazione di gara escludendo calci d’angolo, punizioni e rigori, i ragazzi di De Zerbi sono riusciti ad arrivare alla conclusione 143 volte, dietro solamente a corazzate come Napoli, Atalanta, Roma e Inter.
Da questi 143 tiri, sono arrivati 18 gol, media assolutamente in linea con le primissime della classe.
Beh, bene direi.
Ma non è tutto: ciò che realmente amiamo del Sassuolo è la capacità, ormai da grande squadra, di saper alzare i ritmi nella parte finale di gara.
Si parte da una media di 27,5 tiri in 14 partite nella prima mezz’ora, per arrivare a 36 negli ultimi 30’: le uniche squadre in grado di reggere una crescita simile sono Milan, Inter e Juventus.
L’unico dato che probabilmente preoccupa De Zerbi è la fragilità, comprensibile, del reparto arretrato.
Nonostante le numerosissime occasioni da gol create nel corso dei 90’, il Sassuolo continua a concedere parecchio: l’unica frazione di gara che vede in positivo lo score riguardo tiri effettuati e tiri subìti, sono i 15’ che intercorrono tra il 61’ e il 75’.
Che dire? Non c’è nulla di strano.
Crei tanto e per forza di cose ti scopri, lasci campo e può succedere che il tuo avversario riesca a concludere in porta senza troppe difficoltà.
Sta di fatto che, con 26 gol fatti e 17 subìti, il Sassuolo è ampiamente in positivo, vedendo migliorare, e di molto, i propri numeri rispetto alla passata stagione.
L’unica cosa che verrebbe da dire è che probabilmente mancano uno, due uomini chiave in difesa per poter realmente puntare ad obiettivi impronosticabili fino a due anni fa.
Ma d’altronde lo sappiamo un po’ tutti, non è intenzione della società investire ingenti capitali per accaparrarsi giocatori di livello internazionale: Sassuolo è il posto dove nascono, crescono e sbocciano talenti, e sarà così ancora per molto tempo.
E a noi piace.
OLTRE I NUMERI
Al diavolo questi maledetti numeri: sono i giocatori, quelli reali, a fare la differenza, ed è di loro che vogliamo parlare.
Un Consigli in versione Ederson, passatemi il paragone, in grado di far ripartire la squadra dal basso con estrema velocità e precisione.
Il 33enne portiere del Sassuolo è attualmente uno dei numeri 1 che più incarna la figura del portiere moderno in grado di giocare con i piedi tanto quanto tra i pali.
Questo De Zerbi lo sa molto bene e se lo tiene stretto.
Terzini di spinta e di continue sovrapposizioni con gli esterni d’attacco, supportati e coperti dai centrali di difesa, diventati ormai giocatori di alto livello, in grado di sostenere duelli 1vs1 per l’intero corso dei 90’ e sempre pronti ad assumersi rischi durante il palleggio.
Un giocatore monumentale come Locatelli sta incantando il mondo intero: gestisce e detta i tempi di gioco e di pressing dell’intera squadra.
Accanto a lui sta emergendo un certo Maxime Lopez in grado di inserirsi e spaccare le linee avversarie grazie al grande lavoro di equilibrio e copertura che il compagno di reparto si smazza partita dopo partita.
E poi i 4 là davanti.
Ho parlato di rotazioni all’inizio del nostro articolo: ebbene si, questa è una delle grandissime forze del Sassuolo.
È mancato Boga per diverse gare, giusto? Nessun problema.
È bastato dirottare Djuricic a sinistra o più semplicemente metter dentro Haraslin permettendo così al serbo di giocare nel suo ruolo naturale.
L’assenza di Caputo ha pesato così negativamente come tutti si sarebbero aspettati?
Sicuramente Ciccio ha un peso specifico assoluto all’interno degli equilibri nero verdi, ma tutto ciò ha dato l’opportunità ad un giovane come Raspadori di potersi mettere in mostra molto più di quanto avrebbe potuto fare senza l’infortunio di Caputo.
Djuricic ha poi sentito il bisogno di riposare a causa di qualche acciacco fisico?
Ci ha pensato Traorè, altro classe 2000 di altissimo livello, a sostituirlo più che dignitosamente nelle ultime partite prima della sosta.
E poi c’è lui, il capitano, Domenico Berardi.
7 gol e 4 assist dall’inizio di questa stagione, a dimostrazione di come sia partito a mille all’ora e non abbia nessuna intenzione di fermarsi.
È la vera anima di questo Sassuolo, il suo posto è lì, e ormai sembra averlo capito dopo diversi anni e mille incertezze.
Ora che Ciccio tornerà a disposizione, sperando di essersi lasciato alle spalle gli infortuni degli ultimi mesi, De Zerbi potrà finalmente contare su ogni effettivo dell’organico nero verde.
La forza delle proprie idee, prestate al talento, prestate al coraggio.
Se fin ora ci siamo divertiti, la speranza è quella di non aver ancora visto nulla.
E io, ci credo.