
Guardatelo, sembra uscito da una fiction il protagonista di questo nostro primo viaggio in terra straniera.
Capello perfetto con cerchietto annesso, mascella pronunciata, barba a fil di pelle e quel non so che di David Beckham.
Eppure, Jack Peter Grealish, capitano e numero 10 dell’Aston Villa, ci azzecca poco, pochissimo con l’immagine che dà al grande pubblico: che dire, prestigiatore dentro e fuori dal campo.
Ma andiamo con ordine.
‘Long live to the Villans’, perchè?
Cosa legherà mai in modo così indissolubile Jack Grealish e l’Aston Villa?
Sapete, amiamo tremendamente ogni piccolo particolare romantico che il calcio d’oggi, questo maledetto calcio moderno, ci concede a spizzichi e bocconi.
E allora, se come noi anche voi siete inguaribili nostalgici, la storia del 10 dei Villans farà al caso vostro.
Jack Peter Grealish nasce a Birmingham il 10 settembre del 1995 ma cresce a Solihull, polo industriale situato a pochi chilometri dalla città natale.
Mamma e papà inglesi, ma di origine irlandese, danno vita ad una splendida famiglia che purtroppo subisce una grave perdita: viene a mancare il fratello minore di Jack nei primissimi mesi di vita, la cui scomparsa segna indissolubilmente la vita della famiglia Grealish.
La formazione scolastica del Capitano inizia in una scuola cattolica vicino a Birmingham, e nel giro di poco tempo, grazie alle sue grandissime doti, entra a fare parte dell’Academy dell’Aston Villa.
Jack aveva appena 7 anni e già vestiva la maglia della squadra del cuore.
Questa sì che è una fantastica storia d’amore: se non si considera l’annata 2013/2014 in prestito al Notts County, è da 18 stagioni consecutive che Grealish giura fedeltà ai Villans, nonostante il suo talento, nonostante le numerosissime annate vissute in Championship, nonostante le estenuanti lusinghe da parte dei principali club inglesi.
L’anno 2014 segnerà la svolta nella carriera del nostro protagonista: nonostante i quasi quattro anni vissuti tra le giovanili della rappresentativa irlandese, decide di vestire ufficialmente la maglia dei Tre Leoni consacrandosi così come uno tra i più promettenti calciatori inglesi in circolazione.
Nel giro di quattro anni, sempre e comunque impegnato per la causa dei Villans, Jack riesce a portare la squadra del cuore finalmente in Premier League dopo una fantastica stagione vissuta da assoluto protagonista.
Con un bottino di 8 gol e 6 assist in 36 presenze, il 10 dell’Aston Villa riesce a resistere agli assalti delle squadre avversarie conquistando una fantastica salvezza in Premier League, facendosi così notare dai grandi club ma soprattutto dal CT della Nazionale inglese, Gareth Southgate.
Impossibile non amare un giocatore dal simile talento: è in grado di ricoprire qualsiasi ruolo dal centrocampo in su grazie ad un’infinita classe, anche se, come più volte ribadito da lui stesso, si sente una mezz’ala pura, il classico numero 8 inglese, ruolo che gli permette di sfruttare a pieno tutte le giocate tra le linee.
Quasi perfettamente ambidestro, ama puntare l’uomo nell’uno contro uno creando superiorità numerica e spazi per i compagni all’apparenza inesistenti.
Non a caso quasi tutti i palloni transitano per i suoi piedi, e come potrebbe mai non essere così?
Vogliamo parlare dell’inizio di stagione del buon Grealish?
5 gol e 5 assist in appena 9 partite!
Numeri che hanno convinto, ormai da due anni a questa parte, il CT Southgate a concedergli sempre più spazio tra le file della Nazionale, e tutti quanti sappiamo quanto, attualmente, sia difficile ritagliarsi un posto all’interno di una selezione che conta un infinito numero di fuoriclasse.
Non voglio però dilungarmi e parlarvi di quanto sia talentuoso il nostro Jack, tutti quanti avremo guardato almeno una partita della Nazionale inglese o dell’Aston Villa mentre Grealish calcava il rettangolo verde, ma se così non fosse, c’è ancora tutta una stagione da vivere a cento all’ora.
Vorrei soffermarmi invece su un piccolo particolare che mi fa sperare che le bandiere, i giocatori simbolo di una squadra, non si siano estinti, ma solo nascosti, per tornare a brillare a breve con addosso i loro colori di sempre.
Qua parliamo di un giocatore che ormai da diciotto, diciotto anni veste la maglia dell’Aston Villa e sembra non averne mai abbastanza.
Lo si vede in campo quando corre e inventa, quando aiuta i compagni di difesa nel tentativo di mantenere il risultato, e lo si vede quando, ormai da due stagioni a questa parte, rifiuta offerte faraoniche in nome della squadra che l’ha fatto diventare grande.
Perché cazzo, nel calcio non esistono solo i soldi e la fama, le macchine e le tournee estive stile Manchester City, esiste molto altro, che però non si può spiegare a parole, bisogna essere in grado di recepirlo, dal profondo del nostro cuore, per poterlo vivere fino in fondo.
E allora adesso avete capito perché Jack Grealish non è quel taglio di capelli perfetto con cerchietto annesso, mascella pronunciata, barba a fil di pelle e quel non so che di David Beckham?
Jack è Championship con un buon mix di Premier League, pioggia e fango, sacrificio e fedeltà: ‘Long live to the Villans!’.