
Veder giocare un derby come quello di Milano senza tifosi fa male, malissimo.
L’atmosfera che si crea intorno a questa partita ha del mistico e tutto ciò inizia realmente a pesare negativamente.
Lo spettacolo non è mancato, ma abbiamo tutti quanti bisogno di tornare a vedere gli stadi pieni, con la speranza che questa situazione possa tornare alla normalità quanto prima.
Vabè, è tempo di parlare di derby, quello giocato però.
Vogliamo fare una piccola premessa: il Milan è riuscito nell’impresa di battere l’Inter dopo quasi cinque anni di astinenza ma questo 1-2 sta stretto ai neroazzurri.
Pioli and Co hanno dimostrato grande compattezza e maturità e grazie ad un infinito Zlatan hanno portato a casa in tre punti ma sinceramente vediamo più demeriti dell’Inter che altro.
Punto primo: non è accettabile concedere 8 gol nelle prime 4 partite di campionato se l’intenzione è quella di vincere lo scudetto.
Va bene, le assenze hanno pesato e non poco.
Il buon vecchio Skriniar manca come il pane così come Bastoni, ma di base l’atteggiamento difensivo dell’Inter di questa stagione lascia parecchio a desiderare anche quando ci sono entrambi in campo dal 1’.
I reparti sono molto spesso slegati e fin troppo lunghi, e con una squadra come il Milan che ha viaggiato a mille in contropiede sabato pomeriggio c’erano determinate contromisure da prendere.
Brozovic è lontanissimo dalle prestazioni della passata stagione, così come Vidal che, tatticamente per natura è anarchico, difficilmente potrà ricoprire il ruolo di diga davanti alla difesa.
Ci vuole maggior ordine e maggior equilibrio.
Questo Antonio Conte lo sa molto bene e siamo sicuri del fatto che i suoi pensieri siano rivolti a risolvere questa problema.
Certamente non si può incolpare Kolarov per il rigore concesso: Zlatan aveva già capito l’intenzione del serbo e a 39 anni anni sai perfettamente cosa fare in area di rigore con l’uomo alle spalle.
Il secondo gol poi è arrivato proprio a causa di un problema di distanza tra i reparti: con 3 passaggi, il Milan si è fiondato in contropiede e a Zlatan è bastato appoggiare il pallone in fondo alla rete per siglare il 2-0.
Detto ciò, non tutto è da buttare: Hakimi, a detta nostra, ha nettamente vinto il confronto con Theo, e Lukaku ha spadroneggiato in lungo e in largo per tutti i 90’.
Il belga attualmente gioca un altro sport e appena tutta l’Inter inizierà a girare come vuole Conte se ne vedranno delle belle.
Passiamo ora al Milan.
Belli, veloci e compatti: i rossoneri sono una vera squadra.
Ripetiamo, il pareggio ci stava tutto, ma è comunque giusto che il Milan l’abbia portata a casa per la crescita dimostrata negli ultimi mesi.
La difesa è solida e il ritorno di Romagnoli ne ha dato prova.
Calabria è tornato sui livelli di qualche anno fa, e Theo, nonostante abbia patito Hakimi per tutti i 90’, consente al Milan una spinta costante sulle fasce.
Kessie e Bennacer formano veramente una coppia fantastica in mediana: si completano, si aiutano e tutti palloni in verticale passano attraverso uno dei due.
Calhanoglu, come al solito, ha dato grande velocità ai rossoneri in termini di linee di passaggio e verticalizzazioni.
Leao ha giocato una buona partita riuscendo a sfornare l’assist del 2-0 per Zlatan, mentre Saelemaekers, a detta nostra il migliore del Milan, chiaramente tolto Ibrahimovic, dà imprevedibilità, corsa e tanta, tantissima sostanza in entrambe le fasi.
Complimenti a Pioli perché ha creato una squadra, una vera squadra.
Il Milan non è solo Zlatan, è molto di più: lo vedi negli occhi e nell’atteggiamento dei giocatori, si vogliono bene, lottano per una causa comune, tutto ciò è palese e fa la differenza.
Poi chiaro, se là davanti hai un mostro che a 39 anni manda al bar a bere uno spritz mezza difesa neroazzurra, le cose diventano più facili.
E pensare che c’è ancora gente che dice stronzate del tipo: ‘No ma Zlatan non reggerà fino a fine stagione’, ‘no ma questo Milan non può giocarsi un posto in champions, le altre sono più forti’.
Si si, voi continuate a parlare, nel mentre il Milan continua a vincere e quello continua a segnare.
Ve l’ha detto anche sabato: ‘da oggi Milano ha un nuovo Dio in città’.