
‘Un hombre con ideas nuevas es un loco, hasta que sus ideas triunfan’.
Nessun’altra frase potrebbe mai rappresentare meglio Marcelo Bielsa, soprannominato ‘El Loco’.
Lungo questo articolo ripercorreremo le tappe della carriera del genio argentino e delle squadre con le quali la sua idea di ‘futbol’ è maggiormente emersa in tutta la sua essenza.
Un’essenza diversa, quasi dimenticata da chi non ama tutto ciò che di romantico gravita intorno al mondo del pallone, ma che in realtà non potrebbe essere più rivoluzionaria ed attuale.
LE ORIGINI
Tutto ebbe inizio in Argentina, più precisamente nella città di Rosario tra le file dei Newell’s Old Boys.
A quel tempo, el Loco era ancora giovane e spensierato.
Non riuscendo nell’impresa di diventare calciatore, smette di giocare a 26 anni con il preciso intento di diventare allenatore sin da subito.
Era il 1980 quando entra a far parte dello staff della prima squadra dei Newell’s diventandone il vice grazie alle sue immense capacità di analisi.
Poco dopo passa alla guida delle selezioni giovanili dove incontra e forgia giocatori del calibro di Abel Balbo e Gabriel Omar Batistuta.
Nel giro di 10 anni torna alla guida dei Newell’s come allenatore in prima: saranno due stagioni memorabili che termineranno con la vittoria del Torneo di Apertura del 1990 e di Clausura del 1992 per poi sfiorare la vittoria in Libertadores nello stesso anno perdendo in finale contro il San Paolo.
Dopo un lungo girovagare in Sud America e una brevissima apparizione di due mesi alla guida dell’Espanyol, nel 1998 accetta la panchina dell’Argentina.
Alla guida della Selecciòn sfiora l’ambitissima vittoria della Copa America nel 2004 perdendo in finale contro il Brasile, ma riuscendo poi nell’impresa di conquistare l’oro olimpico pochi mesi dopo.
Una volta conquistato tutto ciò che era nelle possibilità di quella nazionale, El Loco lascia la squadra nelle mani di Josè Pekerman.
Con l’Argentina dei primi anni del 2000 mette in mostra uno dei capisaldi del suo calcio innovativo e del tutto atipico: un 3-3-1-3 moderno, rapido ed estremamente coinvolgente.
Tre anni dopo arriva la chiamata da parte della Federazione Cilena ed è così che El Loco è nuovamente pronto per una nuova sfida.
Si riparte così dal quel ‘maledetto’ modulo, il quale spopola a livello mondiale, trovando in Bielsa l’artefice indiscusso.
El Loco riesce a raggiungere una grandissima qualificazione per il Mondiale del 2010 dove ben figura raggiungendo gli ottavi di finale con una squadra ricca di talenti ma ancora acerba per potersela giocare contro i migliori al mondo.
LA SVOLTA EUROPEA
Era il 12 luglio del 2012 quando il nostro protagonista firma per l’Atletic Bilbao.
Tutti quanti sappiamo di quanto il senso di appartenenza, la cultura e le tradizioni basche rappresentino i capisaldi di quella realtà.
Bielsa si rispecchia enormemente all’intero di questi princìpi ed è così che inizia una bellissima avventura di due stagioni vissute al massimo.
El Loco, per la prima volta in carriera, proverà a mettersi in gioco riformulando alcuni sui credi tattici per adattarsi maggiormente al calcio iberico.
Abbandona, almeno parzialmente, il suo 3-3-1-3 per proporre un 4-2-3-1 ed un 4-3-3 maggiormente spagnoli fondati sul possesso palla e sull’interscambiabilità dei ruoli.
Di quel Bilbao ricorderemo sicuramente Muniain, Llorente, Javi Martinez e Susaeta, giusto per citarne alcuni, a dimostrazione di come quella squadra fosse all’altezza delle competenze tattiche del Loco.
L’Atletic riuscì, nel giro di due anni, a conquistare la finale in Copa del Rey ed Europa League, purtroppo perdendole entrambe, con onore, ma soprattutto mettendo in mostra, a livello internazionale, le più interessanti peculiarità degli uomini di Bielsa.
Anche questa volta, come spesso accadde in passato, El Loco non porterà a termine il progetto tecnico, complice la società intenta a non rinnovargli il contratto, lasciando così la terra basca nel 2013.
Dopo un lungo girovagare in Europa, tra Marsiglia, Lazio, ma solo per qualche giorno a causa di incomprensioni con la società circa il mercato estivo, e Lille, approda, nel 2018, al Leeds United
Quel giorno, quel preciso giorno, tutta Europa si stava domandando come fosse possibile che, un tecnico rivoluzionario ed ambizioso come Bielsa, avesse deciso di firmare per un club di Championship.
Beh, tutti quanti sappiamo com’è andata.
Nuovamente El Loco era riuscito a vedere un centimetro più là rispetto a tutti, ma questa è un’altra storia, e del Leeds ne parleremo in seguito.
I PRINCÌPI DI GIOCO DI BIELSA
Tutto ha inizio dal suo 3-3-1-3 che, al tempo, sconvolse il panorama calcistico.
I giocatori sono così disposti secondo questi preciso ordine: 3 difensori, di cui uno agisce da libero mentre gli altri due fungono da classici braccetti di una difesa a 3.
Passando al centrocampo, troviamo 3 centrocampisti, di cui uno centrale e due laterali, 3 trequartisti, con un fantasista e due giocatori che fungono da ali, chiudendo con il classico attacco a 1.
Questo preciso schieramento mira a mantenere la superiorità numerica in ogni zona del campo
a favore di un’interscambiabilità continua di ruoli e posizioni.
Si può passare da una difesa a 3 ad una a 5 con i due laterali di centrocampo che scendono, mantenendo un vertice avanzato rappresentato dal play che gravita davanti al reparto difensivo.
Se uno dei due braccetti di difesa sale, si passa da un centrocampo a 3 ad uno a 4 permettendo ai due trequartisti esterni di poter occupare ottimamente il campo in ampiezza.
Nel caso in cui si dovessero allargare i due laterali alti, l’attacco si trasformerebbe a 3 con il centroavanti punto di riferimento.
Insomma, le combinazioni possono essere infinite se interpretate al meglio da chi scende in campo!
Di conseguenza, ogni movimento è studiato e provato infinite volte durante gli allenamenti, a riprova del lavoro maniacale del tecnico argentino.
Ci sono poi diversi princìpi sui quali Bielsa non transige: aggressività, recupero palla, possesso in rapidità, ampiezza e verticalizzazioni.
L’aggressività ed il recupero palla sono alla base del gioco del Loco: in ogni squadra in cui ha allenato, la condizione atletica dei giocatori ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale.
Affinchè si potessero ribaltare le transizioni, i giocatori avrebbero dovuto applicare un pressing costante nei confronti degli avversari attraverso marcature a uomo con l’intento di bloccare qualsiasi possibile appoggio.
Chiaramente, se il tutto non fosse stato supportato da una forma fisica eccellente, sarebbe stato vano.
Concentrandoci invece sul possesso palla, una delle squadre con le quali Bielsa ha fatto maggiormente emergere questa caratteristica, è stato l’Atletic Bilbao.
El Loco si è dovuto adattare rapidamente al calcio spagnolo virando su un 4-3-3 ed un 4-2-3-1, i quali hanno posto al centro del progetto tutti i giocatori di maggiore qualità in termini di palleggio.
Inoltre, il princìpio di ampiezza, ha avuto il culmine con Muniain e Susaeta in terra basca.
Le due ali di Bielsa, disposte secondo un 4-3-3 alquanto riconoscibile, avevano il compito di creare costanti duelli nell’1vs1 sull’esterno del campo.
Questo avrebbe consentito l’inserimento delle mezze ali all’interno dall’area avversaria, liberando così Llorente da possibili raddoppi di marcatura.
IL LEEDS DEL LOCO: A TUTTA VERTICALITA’
Come raccontato in precedenza, Bielsa arriva al Leeds nel 2018 e la rivoluzione ha inizio sin da subito.
Sfiora la promozione durante la prima stagione proponendo un calcio offensivo e moderno, per poi riuscire a raggiungere la Premier League l’anno successivo dominando la Championship.
Le basi create durante il corso delle prime due stagioni sono servite per potersi preparare all’imminente partecipazione alla massima serie.
Anche in questo caso, El Loco si è dovuto adattare ai princìpi del calcio inglese in termini di velocità e verticalità.
I suoi ragazzi si schierano, il più delle volte, con un 4-1-4-1 molto aggressivo, dinamico e mutevole.
FASE DI NON POSSESSO
Partendo dalla fase di non possesso, il Leeds si schiera con una difesa a 5, con Philips, metronomo della squadra, pronto a scendere tra i due centrali con i terzini in ampiezza.
I 4 centrocampisti mantengono la loro linea ben salda, con l’attaccante centrale (Bamford) pronto a ripartire in velocità.
Ciò che rende il Leeds speciale, un po’ come tutte le squadre allenate dal Loco, è il pressing ultra offensivo applicato durante le fasi di non possesso.
L’obiettivo è chiaro: si marca a uomo sulla prima pressione cercando di rubare all’avversario il tempo per le giocate, soprattutto quelle in verticale, considerando le peculiarità del calcio inglese.
Si creano così continui duelli 1vs1 in ogni zona del campo, venendo comunque supportati dalle scalate e dai cambi di posizione dei compagni.
Il tutto parte da Bamford il quale esce in pressione sul centrale che imposta, dirigendo il possesso avversario verso l’esterno del campo, con Klich, Phillips e Roberts, i quali si occupano di marcare gli appoggi in mezzo al campo.
Di conseguenza, ci sarà un diretto avanzamento da parte della linea difensiva, la quale manterrà un atteggiamento piuttosto alto fin quando non sarà stato recuperato il possesso.
Chiaramente, questo atteggiamento ultra offensivo mette in luce alcuni punti deboli della squadra del Loco, quali lo spazio alle spalle dei difensori in caso di verticalizzazione centrale e copertura dell’ampiezza.
Con i due centrocampisti esterni alti in pressione, i due laterali bassi si trovano spesso a dover gestire duelli 1vs1 per tutto il corso dei 90’.
FASE DI POSSESSO
Arriviamo così alla fase di possesso, il vero marchio di fabbrica di questo Leeds targato 2020-2021.
La squadra del Loco si presenta con un 2-3-4-1, con la coppia dei centrali sempre in aiuto durante la costruzione della prima manovra.
Essa si sviluppa con il diretto coinvolgimento del portiere, i quattro difensori ed il mediano.
Il possesso palla segue dettami ben precisi, quali la rapidità di trasmissione e la ricerca dello spazio libero, al fine di eludere il primo pressing avversario.
Diventa così prezioso il ruolo svolto da Phillips, il quale agisce da play davanti alla difesa coadiuvato da Klich.
Il compito svolto dal centrocampista inglese risulta essere estremamente funzionale per il gioco del tecnico argentino, il quale richiede sempre massima ampiezza e profondità durante ogni sviluppo della manovra.
I due laterali, attualmente titolari dell’11 di Bielsa, Ayling e Alioski, accompagnano la costruzione e lo sviluppo di ogni transizione offensiva fungendo da esterni aggiunti supportando Harrison e Costa, a seconda di chi giochi, e Raphina, punta di diamante di questo Leeds.
Sugli scudi troviamo poi Bamford, centroavanti inamovibile dell’11 del Loco, il quale, a 27 anni ormai compiuti, sta vivendo una stagione a dir poco esaltante.
Rappresenta il più importante riferimento offensivo degli uomini di Bielsa ed attualmente il tecnico non può assolutamente farne a meno.
Ha già segnato 13 gol in questa Premier targata 2020-2021, e la sensazione è che sia solo l’inizio di una carriera che finalmente sta spiccando il volo.
EL LOCO: E’ TUTTO QUI!
Siamo partiti dal giorno zero, parlando della sua primissima esperienza tra le file dei Newell’s Old Boys per poi passare alla Selezione Argentina e Cilena.
Così, siamo sbarcarti in Europa analizzando prima il Bilbao e poi il Leeds, sua attuale squadra.
Abbiamo imparato a conoscere el Loco ‘denudando’ ogni suo credo tattico messo in pratica con le squadre che ha allenato in passato, convincendoci sempre di più di quanto questo allenatore rappresenti una costante rivoluzione all’interno del mondo del calcio.
Ciò che però mi preme maggiormente mettere in luce in queste ultime righe è proprio l’aspetto umano del Loco, quel lato del suo carattere del quale tutti quanti dovremmo innamorarci perdutamente.
Il suo approccio al lavoro fa riflettere.
Il suo approccio alle partite ed agli allenamenti fa riflettere.
Il suo approccio alla vittoria ed alla sconfitta fa riflettere.
Ecco a voi.
«Dovremmo chiarire alla maggioranza delle persone che il successo è l’eccezione, che gli esseri umani solo a volte trionfano.
Il successo è deformante: rilassa, inganna, ci rende peggiori, ci aiuta ad innamorarci eccessivamente di noi stessi.
Al contrario, l’insuccesso è formativo: ci rende stabili, ci avvicina alle nostre convinzioni, ci fa tornare ad essere coerenti.
Sia chiaro che competiamo per vincere, ed io faccio questo lavoro perché voglio vincere quando competo. Ma se non distinguessi ciò che è realmente formativo da quello che è secondario, commetterei un errore enorme.
La gioia di una vittoria in una partita dura cinque minuti, la partita finisce e c’è un senso di effervescenza, una sensazione di adrenalina al massimo che genera eccitazione e felicità.
Ma sono solo cinque minuti, e dopo c’è un enorme e grandissimo vuoto.
È una solitudine indescrivibile.
Ma un’opportunità è un gol, e un gol, per noi, è la vita»
Gracias Loco, gracias por todo.